Le cronache di questi giorni ci rimandano, di nuovo, storie drammatiche di abbandono. Bambini che muoiono o rischiano la vita proprio quando dovrebbero trovare un mondo e una famiglia ad accoglierli. Vicende di solitudine e isolamento che non trova risposte. E' di ieri la notizia di un ennesimo gesto terribile, a Viterbo, dove un feto di circa 7 mesi è stato ritrovato privo di vita nell'immondizia. La giovane donna che lo ha partorito si è presentata in ospedale con un' emorragia in corso ed è stata arrestata.

Negli ultimi mesi altri casi, l'ultimo a Novara, lo scorso 12 aprile, quando il corpo di un neonato e' stato trovato tra i rifiuti sotto il ponte dell'autostrada A4. L'allarme è stato dato al 113 da un automobilista che si era fermato e ha notato il piccolo, già morto. O come il piccolo Emanuele, per fortuna vivo, partorito e lasciato nel bagno di un fast food nel quartiere Eur a Roma negli ultimi giorni del 2012. La donna che lo ha partorito è stata arrestata alcune settimane fa.

"Il nostro Istituto da secoli è simbolo di accoglienza - afferma Alessandra Maggi, presidente dell'Istituto degli Innocenti - e davanti ad episodi come questi sentiamo il bisogno di ribadire con forza il nostro impegno costante e solido, senza grida, nel tenere alta l’attenzione sulla tutela dei bambini e delle mamme. Una tutela che chiama in causa tutta la società verso questi bambini e queste madri protagonisti, loro malgrado, di storie di dolore, di isolamento, paura e povertà, dove spesso l’essere madre e straniera rappresenta una difficoltà in più. La maternità infatti contrasta con il mantenere il lavoro in Italia, fonte indispensabile di reddito per sostenere la famiglia rimasta nel paese di origine. E contrasta anche con la paura di essere riconosciuta “clandestina“, con ciò che la legge comporta.”

Ma quanti sono, realmente, gli abbandoni in Italia ogni anno? Nel 2011 i bambini dichiarati adottabili sono stati in totale 1177, secondo i dati del Ministro della Giustizia . Di questi 330 risultano figli di genitori ignoti, quindi nati in ospedale con parto in anonimato o dei quali non si conosce l’identità di almeno uno dei genitori. Fra questi anche i piccoli di cui le cronache ci riportano il ritrovamento. Queste sono ad oggi le uniche informazioni ufficiali a carattere nazionale di cui si dispone. Dimensioni del fenomeno più consistenti, accreditate da diverse fonti e raccolte periodicamente dai media, non hanno riscontro nei dati ufficiali. Questi ultimi potrebbero, se più puntuali ed articolati, certamente fornire maggiori elementi per comprendere le ragioni del fenomeno e orientare più efficacemente la prevenzione.

Se anche la dimensione statistica degli abbandoni è modesta, il dramma di ogni singolo bambino va affrontato in maniera adeguata. Conoscere e comprendere, accogliere ed accompagnare le mamme in difficoltà ed i loro figli è il principale impegno che dobbiamo assolvere. Per queste mamme è importante sapere che hanno il diritto a partorire in condizioni di anonimato in ospedale, affidando il figlio alle cure degli operatori sanitari e dei servizi sociali. "Disporre di condizioni adeguate al momento della nascita, non solo sotto il profilo sanitario, è cruciale per la salvaguardia del nuovo nato” ribadisce Alessandra Maggi.

Diversi sono i progetti regionali che garantiscono alle madri la possibilità di partorire in anonimato in ospedale. In Toscana Mamma Segreta, è senza dubbio un ottimo esempio di sostegno alla madre ed al bambino, perché tutela la salute di entrambi e offre al bambino la chance di essere accolto immediatamente in una nuova famiglia.

Anche in altri paese d’Europa, in questi anni, si stanno incrementando i servizi a garanzia della madre e del bimbo, nell'intento di superare progressivamente il ricorso alle culle termiche, presenti anche in Italia con modesti riscontri. Paesi come la Germania, dove il ricorso alle "ruote" è sempre stato signficativamente presente, stanno promuovendo norme che tutelino il diritto delle donne ad avere assistenza ed un parto senza rischi, un diritto che, appunto, nel nostro paese esiste già.

I bambini sembrano essere sempre più vittime della fatica di vivere che segna il nostro quotidiano: subiscono la violenza degli adulti quando sono maltrattati, contesi, ed ancor peggio abbandonati o coinvolti in non meno drammatici suicidi di genitori disperati. Dobbiamo essere capaci di spezzare l’isolamento che sicuramente contribuisce all’epilogo drammatico di situazioni difficili, con una informazione più capillare e con servizi a facile accesso.

Appare inoltre fondamentale avviare un confronto per rivedere le norme che regolano il reato di abbandono di minore e per armonizzare le leggi sull' immigrazione con il principio della tutela della maternità.

L’abbandono di un bambino in condizioni di rischio per la sua sopravvivenza è senza dubbio un dramma per i protagonisti ma deve essere percepito come tale anche dalla collettività che ha il dovere di mettere in campo tutte le soluzioni possibili affinchè non si ripeta.

Ultimo aggiornamento: 22/11/2018 - 16:33