E' un anomalia tutta italiana quella degli asili nido in carcere. Le strutture penitenziarie del nostro paese "producono" tecnicamente bambini detenuti dagli zero ai tre anni. Sono i figli delle donne rinchiuse durante la gravidanza, allevati in carcere fino ai tre anni, momento in cui vengono tolti forzatamente alla madre qualora quest'ultima non abbia terminato di scontare la pena.

A Torino, nella casa circondariale Lorusso e Cutugno si tenta di ovviare, con espedienti ma pur sempre meglio di niente, a questa paradossale situazione. Nascerà un nuovo padiglione della sezione femminile per i bambini fino a 3 anni detenuti con le madri. "Una sezione ordinaria che è stata modificata nei colori, dove sono stati aperti varchi in modo da ricavare degli spazi", spiega il direttore Pietro Buffa. Restano blindi e cancellate e, anche se i muri sono verniciati con colori il più possibile vivaci per rendere l´ambiente più accogliente e l´arredo non è quello standard delle celle, (ci sono ad esempio i lettini per bambini) si è pur sempre all´interno di un padiglione detentivo femminile. "Da qualche tempo a questa parte, sulla base di una sensibilità più generale rispetto alla questione dei bambini in carcere - racconta il direttore - sono nati dei movimenti d'opinione in merito". Il modello è l'Icam di Milano dove si è avuta una prima sperimentazione, approfittando della disponibilità della provincia, che ha lasciato all'amministrazione una struttura da utilizzare. L'idea è stata quella di costituire un settore che pur occupandosi della detenzione delle mamme, fosse il più distante possibile come architettura, da uno stabilimento carcerario.

Due sono le esigenze: una vita che abbia un senso anche per i bambini e un sistema di sicurezza adeguato. Esigenze non semplici da coniugare: "Perchè - sottolinea Buffa - è pur vero che una porta va messa". A Torino comunque, qualcosa bolle in pentola: "La soluzione si è prospettata quando l´amministrazione penitenziaria ha ottenuto dal demanio, e poi dal comune, diverse decine di alloggi per il personale. Si è quindi verificato lo sgombero della casa demaniale, adiacente al plesso penitenziario, ma fuori dal muro di cinta. Una palazzina che servirà ai semiliberi, mentre l'ultimo piano potrebbe essere adibito a "settore nido", per ospitare una custodia attenuata per mamme detenute insieme ai figli".
"Ci sono lavori da fare, ma non si tratta solo un problema di ristrutturazione; non si tratta solo di costruire muri, ma è cosa metti dentro che fa la differenza. Per quanto riguarda i muri, e questo è lo stato dell´arte, stiamo lavorando al progetto di richiesta di fondi alla Cassa delle Ammende: tre tranches di finanziamenti di 50mila euro per le parti giorno, notte e ristrutturazione di un prato (non giardino), per i bimbi". La richiesta di 150 mila euro non è però sufficiente in sé: la struttura infatti dovrebbe essere pensata in modo da richiamare una casa, una comunità".

Con delle attività: "Al momento vi sono quelle tradizionali: ad occuparsi delle donne vi sono le suore, i volontari di telefono azzurro, Stella Stellina del Comune che anche continuerebbe a lavorare con noi per fare uscire i bambini, aiutando le mamme per parte della giornata". A venire incontro al progetto, Ikea, che ha dato già ampia disponibilità ad arredare la struttura; il Comune di Torino che regalerà le piante per il giardino. E poi, fondazioni e associazioni , finanziatori privati disposti a coprire sia la parte che ancora rimane che quella progettuale. Il personale da impiegare sarebbe quello già esistente".

Il numero delle mamme detenute varia: si va da un minimo di 1 o 2 bambini a un massimo di 10-15 in contemporanea e i periodi di permanenza sono molto variabili. Il calcolo per la struttura nuova è di circa 14 posti mamma-bambino, considerato che alcune donne potrebbero avere 2 figli da tenere con sè. La provenienza? Le mamme sono mediamente più straniere che italiane: nigeriane o comunque africane, slave, qualche italiana, non moltissime, poche - se non rare - le arabe. Per quanto riguarda invece i tempi per la realizzazione del progetto torinese: "Dopo il finanziamento, partiranno i lavori, e se tutto va per il verso giusto, nella primavera del 2011 dovremmo essere pronti".(francesca coppini)

Ultimo aggiornamento: 22/11/2018 - 16:32