Istat, in Italia in povertà assoluta oltre 1 milione di minori

Le cifre dell'ultima rilevazione Istat indicano che, nel 2015, in Italia vivono in povertà assoluta 1 milione e 582 mila famiglie, pari a 4 milioni e 598 mila, il numero più alto dal 2005.



Tra le persone coinvolte 2 milioni 277 mila sono donne (7,3% l'incidenza), 1 milione 131 mila sono minori (10,9%), 1 milione 13 mila hanno un'età compresa tra 18 e 34 anni (9,9%) e 538 mila sono anziani (4,1%). Un minore su dieci, quindi, nel 2015 si trova in povertà assoluta (3,9% nel 2005). Negli ultimi dieci anni l'incidenza del fenomeno è rimasta stabile tra gli anziani (4,5% nel 2005) mentre ha continuato a crescere nella popolazione tra i 18 e i 34 anni di età (9,9%, più che triplicata rispetto al 3,1% del 2005) e in quella tra i 35 e i 64 anni (7,2% dal 2,7% nel 2005).



Per “povertà assoluta” l'Istat intende la “incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza”, come mangiare cibi sani, possedere libri o giochi adatti all'età, avere uno spazio adeguato per fare i compiti, poter fare sport, andare in vacanza, fare una gita scolastica o frequentare un centro estivo.



In Italia, in due anni, su circa 10 milioni di minori quelli in stato di indigenza sono passati da 723mila a 1 milione e 598mila. Questo aumento, secondo l'Istituto di statistica, si deve principalmente all'aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti (da 6,7 del 2014 a 9,5%), soprattutto coppie con 2 figli (da 5,9 a 8,6%) e tra le famiglie di soli stranieri (da 23,4 a 28,3%), in media più numerose.



“L'Istituto degli Innocenti – dice Paola Pistacchi, responsabile dell'area accoglienza - ha un centro dove ospitiamo donne sole con figli, donne che hanno ricevuto uno sfratto, perso il lavoro. Il servizio accoglienza è formato da Casa Bambini, Casa Madri e Casa Rondini, grazie alle quali è in grado di fornire risposte mirate a supporto di particolari situazioni di disagio, in stretto raccordo con i servizi sociali, la magistratura ordinaria e minorile, gli organi di polizia giudiziaria, le Aziende Sanitarie del territorio”. “L’obiettivo primario – aggiunge – è la promozione di una nuova cultura per l’accoglienza mettendo al centro l'attenzione concreta e il contatto diretto con la realtà di vita dei bambini, non solo in difficoltà, che ancora oggi rappresenta per l’Istituto un orientamento per la propria azione”.

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Ultimo aggiornamento: 07/10/2016 - 16:26