Istat, in Italia in povertà assoluta oltre 1 milione di minori
Secondo l'Istituto di statistica un minore su dieci nel 2015 si trovava in povertà assoluta
14 Luglio 2016
Le cifre dell'ultima rilevazione Istat indicano che, nel 2015, in Italia vivono in povertà assoluta 1 milione e 582 mila famiglie, pari a 4 milioni e 598 mila, il numero più alto dal 2005.
Tra le persone coinvolte 2 milioni 277 mila sono donne (7,3% l'incidenza), 1 milione 131 mila sono minori (10,9%), 1 milione 13 mila hanno un'età compresa tra 18 e 34 anni (9,9%) e 538 mila sono anziani (4,1%). Un minore su dieci, quindi, nel 2015 si trova in povertà assoluta (3,9% nel 2005). Negli ultimi dieci anni l'incidenza del fenomeno è rimasta stabile tra gli anziani (4,5% nel 2005) mentre ha continuato a crescere nella popolazione tra i 18 e i 34 anni di età (9,9%, più che triplicata rispetto al 3,1% del 2005) e in quella tra i 35 e i 64 anni (7,2% dal 2,7% nel 2005).
Per “povertà assoluta” l'Istat intende la “incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza”, come mangiare cibi sani, possedere libri o giochi adatti all'età, avere uno spazio adeguato per fare i compiti, poter fare sport, andare in vacanza, fare una gita scolastica o frequentare un centro estivo.
In Italia, in due anni, su circa 10 milioni di minori quelli in stato di indigenza sono passati da 723mila a 1 milione e 598mila. Questo aumento, secondo l'Istituto di statistica, si deve principalmente all'aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti (da 6,7 del 2014 a 9,5%), soprattutto coppie con 2 figli (da 5,9 a 8,6%) e tra le famiglie di soli stranieri (da 23,4 a 28,3%), in media più numerose.
“L'Istituto degli Innocenti – dice Paola Pistacchi, responsabile dell'area accoglienza - ha un centro dove ospitiamo donne sole con figli, donne che hanno ricevuto uno sfratto, perso il lavoro. Il servizio accoglienza è formato da Casa Bambini, Casa Madri e Casa Rondini, grazie alle quali è in grado di fornire risposte mirate a supporto di particolari situazioni di disagio, in stretto raccordo con i servizi sociali, la magistratura ordinaria e minorile, gli organi di polizia giudiziaria, le Aziende Sanitarie del territorio”. “L’obiettivo primario – aggiunge – è la promozione di una nuova cultura per l’accoglienza mettendo al centro l'attenzione concreta e il contatto diretto con la realtà di vita dei bambini, non solo in difficoltà, che ancora oggi rappresenta per l’Istituto un orientamento per la propria azione”.
Ultimo aggiornamento: 07/10/2016 - 16:26