Nidi in Toscana, accogliere la diversità
Cambiamenti, importanza della rete ed esperienze
17 Aprile 2012
«Oggi bisogna aggiornare continuamente l'analisi della famiglia ponendo attenzione a ciò che succede negli altri Paesi perché è cambiato molto il modo con cui i genitori svolgono il loro ruolo rispetto a qualche anno fa».
Sono parole di Rosa Maria De Giorgi, assessore all'Educazione del Comune di Firenze, intervenuta al seminario “I servizi educativi come luoghi di accoglienza della diversità”.
Un incontro organizzato da Regione Toscana, Centro regionale di documentazione per l'infanzia e l'adolescenza e Istituto degli Innocenti che si è tenuto a Firenze, nel Salone Brunelleschi dell'Istituto nella mattinata di oggi, aperto dalla presidente degli Innocenti Alessandra Maggi e coordinato da Aldo Fortunati, direttore dell'Area educativa. Il seminario era rivolto ai responsabili e referenti pubblici e privati dei servizi della prima infanzia delle province di Firenze, Prato, Pistoia, Siena e Arezzo.
L'incontro ha trattato del ruolo dei servizi educativi come risorsa della prevenzione e diagnosi precoce sulle difficoltà e svantaggi durante lo sviluppo del bambino. Su questo tema la Toscana è un'area privilegiata: «Sono molte le esperienze positive sul territorio – ha sottolineato l'assessore De Giorgi – con grande soddisfazione delle famiglie che, dopo anni di lavoro, non credevano che i loro figli diversamente abili arrivassero ad essere indipendenti. Ma l'Italia non è come la Toscana o come l'Emilia-Romagna. Ci sono molte regioni che non hanno servizi».
Dal seminario è emersa l'importanza dei nidi d'infanzia. Sono luoghi che favoriscono gli interventi preventivi per la promozione di processi educativi e per lo sviluppo del bambino e la crescita di coloro che hanno bisogno di attenzioni speciali. La Toscana ci ha puntato molto. Lo testimonia Sara Mele, dirigente regionale del settore infanzia: «Il nido d'infanzia è luogo di accoglienza della diversità in senso lato. La Regione finanzia i servizi educativi per la prima infanzia con risorse che complessivamente vanno tra i 5 e i 7 milioni di euro l'anno, a seconda delle disponibilità. Una parte di questo finanziamento, per un totale di 400 mila euro annui, è rivolto alla gestione delle diversità e alla formazione del personale dei nidi per l'accoglienza dei bambini disabili. Inclusione della diversità è riferita anche ai bambini figli di immigrati che hanno lingua e cultura differenti dalla nostra».
Il cambiamento degli ultimi anni sull'accoglienza della diversità lo spiega Elena Malaguti pedagogista, psicologa e psicoterapeuta, docente di Scienze della formazione all'Università di Bologna: «Siamo passati dall'esclusione all'accoglienza, primo passo importante. É il riconoscimento del diritto di tutti i bambini di poter usufruire di un servizio che educa al gioco e alla crescita. C'è stato un processo di empowerment sociale e di cittadinanza attiva anche verso chi ha bisogno di attenzioni speciali».
La mattinata di lavori è continuata con la presentazione delle esperienze sul territorio coordinata da Maurizio Parente dell'Istituto degli Innocenti. Tutti hanno messo in evidenza l'importanza di una rete. Giovanna Malavolti, coordinatrice pedagogica dei servizi educativi per la prima infanzia del Comune di Firenze, ha presentato un progetto sulla costruzione di una rete composta da servizi educativi e sanitari. É un percorso di accompagnamento alla consapevolezza della disabilità attraverso parole chiave come ascolto, accoglienza, alleanza, cura, empatia, identità.
«Negli ultimi anni il nido d'infanzia è diventato un luogo che accoglie anche le famiglie dei bambini con disabilità – ha aggiunto Roberto Leonetti, direttore dell'Unità operativa di Neuropsichiatria infantile Asl 10 di Firenze, che ha presentato le schede di lavoro del suo progetto - C'è stato un miglioramento dovuto all'attenzione delle istituzioni e alla migliore capacità di formazione. Oggi esiste anche una maggiore capacità di costruire una rete di servizi che unisce nidi, operatori socio sanitari, servizi specialistici e servizi educativi. Ma è importante riconoscere che l'accoglienza della disabilità non si fa da soli e che la diversità comprende anche i bambini stranieri. Rimane fondamentale la formazione degli operatori che avviene anche con il lavoro con le famiglie».
Perla Giagnoni e Barbara Davanzati, del coordinamento pedagogico del Comune di Prato hanno sottolineato l'importanza della rete tra Asl, scuola, enti locali e enti privati mettendo a centro la famiglia. É, infatti, la rete che si prende cura del nucleo familiare iniziando dalla prima infanzia. La formazione degli educatori diventa di primaria importanza sia per rafforzare che per consolidare professionalità e qualita del servizio.
La terza esperienza è stata presentata da Plinia Morelli del Comune di Scandicci. Ha spiegato il caso di una bambina cieca e autistica, di un bambino con disbilità mentale e una bambina con autismo, mettendo in evidenza gli strumenti pratici utilizzati.
Il 19 aprile, a Pisa, presso il Centro Maccarrone, si tiene la seconda edizione del seminario. É rivolta ai referenti pubblici e privati dei servizi della prima infanzia delle province di Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Pisa e delle isole. (sp)
Ultimo aggiornamento: 02/05/2012 - 13:57