Finanziamenti strutturali per abbattere le rette, micro-nidi nelle scuole dell’infanzia svuotate e sezioni primavera: sono tre le indicazioni che l’Istituto degli Innocenti delinea per spiegare come attuare al meglio la riforma 0-6 e rendere l’approvazione del decreto 65 del 13 aprile 2017, che istituisce in Italia "il sistema di educazione e istruzione dalla nascita fino ai sei anni", una reale occasione per affrontare i problemi della disponibilità e dell’accessibilità dei nidi.

Le indicazioni accompagnano la presentazione della quinta edizione dell’indagine dell’Istituto degli Innocenti che fotografa lo stato di salute dei servizi educativi per i più piccoli.

La raccolta di dati coinvolge oltre 50 Comuni italiani (dalle grandi città, Milano, Roma, Napoli, a centri più piccoli come Prato o Rimini) nei quali risiede complessivamente oltre un quinto dei bambini italiani fino ai 2 anni (il 20,2 %) e che gestiscono quasi un terzo dell’offerta pubblica complessiva di nido (27,3%) nel nostro Paese.

La ricerca evidenzia che i fenomeni delle rinunce, delle dimissioni e delle morosità (dovute in larga parte alle precarie condizioni economiche delle famiglie) si accentuano in maniera più evidente nel Centro-Nord dove il sistema dell’offerta è più sviluppato (nel 13,5 % dei casi le famiglie di bambini accolti al nido rinunciano, il 15,3% non paga regolarmente la retta, il 5,6% interrompe la frequenza nei primi mesi) ma sono in aumento anche nel Mezzogiorno (dove si registrano il 12 % di rinunce, il 7,4 % di dimissioni e il 4,7% di morosità).

L’indagine arriva all’indomani dell’approvazione della nuova riforma 0-6 e l’Istituto degli Innocenti la utilizza per indicare tre strategie prioritarie da tenere presenti per dare gambe alla riforma e affrontare concretamente le criticità dei servizi educativi alla prima infanzia.

Il primo problema riguarda la condizione dei nidi che sono ancora “servizi a domanda individuale”, per cambiare passo è prioritario, avverte l’Istituto, prevedere finanziamenti strutturali a copertura dei costi di gestione e per l’abbattimento delle tariffe a carico delle famiglie.

Considerando poi il calo demografico e la presenza nelle scuole dell’infanzia di spazi inutilizzati, una delle prime azioni da pianificare per l’Istituto che da sei secoli si occupa di tutela all’infanzia è quella di sviluppare sperimentazioni innovative per i “poli 0-6”, cioè avviare esperienze di nidi e micro-nidi negli ambienti ristrutturati disponibili nelle scuole dell’infanzia.

Per ovviare al pagamento delle rette dei nidi, molte famiglie, soprattutto nel Mezzogiorno, scelgono di iscrivere prima i figli alle scuole dell’infanzia, ma il fenomeno degli anticipi (un’offerta non valida sul piano della qualità educativa) dovrebbe essere ridotto ed eliminato ora dalla formazione di sezioni primavera, le “classi-ponte” tra il nido e la scuola dell’infanzia, utili anche a mantenere stabile il numero di insegnanti, scongiurando i rischi insiti nel calo delle iscrizioni alle scuole dell’infanzia.

Ultimo aggiornamento: 30/09/2017 - 13:10