Non un mio crimine ma una mia condanna”, è questo lo slogan della campagna "Carceri aperte. Parliamone" che per tutto il mese di giugno ha voluto aprire il dibattito su un argomento di cui si parla da anni. Un'iniziativa organizzata dall'associazione Bambinisenzasbarre in collaborazione con la rete europea Eurochips per sensibilizzare l'opinione pubblica italiana ed europea sul triste problema dei bambini che sono costretti a stare dietro le sbarre.

In Italia sono circa 100 mila e in Europa 1 milione i bambini che hanno uno o ambedue i genitori in carcere. Questi dati emergono dalla ricerca “Quando gli innocenti sono puniti: i figli di genitori detenuti. Un gruppo vulnerabile”, condotta da ottobre 2009 a marzo 2011 in Italia, Danimarca, Francia, Irlanda del Nord e Polonia. Un'indagine coordinata ed effettuata in Italia da Bambinisenzasbarre, diretta dall’Istituto danese per i Diritti umani (DIHR), in collaborazione con Eurochips, Università Statale Bicocca di Milano e con il Ministero della Giustizia, Dipartimento amministrazione penitenziaria e il Prap Lombardia.

«Spesso per la maggior parte delle persone il reato del genitore è associato al bambino che ne sopporta la condanna, in silenzio, a casa, a scuola e anche in carcere quando va a trovare il genitore - dichiara Lia Sacerdote, presidente di Bambinisenzasbarre – Lo slogan scelto con Eurochips per la campagna europea di informazione ben sintetizza il vissuto dei bambini che hanno un genitore in carcere. Il milione in Europa e i 100 mila in Italia ci indicano la dimensione del problema. Tanto che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia ha condiviso l'iniziativa e ha sollecitato tutte le Direzioni degli istituti del territorio di competenza ad adoperarsi per l'attuazione degli eventi che si sono svolti in questi giorni».

Alla campagna è associata una petizione con raccolta firme indirizzata a Roberta Angelilli, vice-presidente del Parlamento Europeo, per chiedere maggiore attenzione e informazione su questi minori. Floriana Battevi di Bambinisenzasbarre: «La raccolta firme, che scade il 30 giugno, sta andando bene. Gli italiani sono particolarmente sensibili al problema e, fino ad ora, sono state raccolte circa 900 firme alle quali se ne aggiungono altra 1.500 a livello europeo. Contiamo di arrivare a quota 5.000».

Questi bambini sono spesso “invisibili”, a rischio di discriminazione, esclusione e interruzione dei rapporti con il genitore in carcere. Bambinisenzasbarre chiede di migliorare le condizioni di visita dei bambini in carcere, di aumentare le ore di incontro con il loro genitore, di incrementare la consapevolezza e la formazione degli operatori penitenziari.

E a livello locale l'associazione lo sta già facendo con l'apertura di Spazio Giallo. É un ambiente a misura di bambino all'interno del carcere, luogo e modello di accoglienza costruito per i 5.000 bambini che entrano per incontrare il papà o la mamma nelle carceri milanesi di San Vittore, Bollate e Opera. É in programma anche l'apertura di un altro Spazio Giallo nel carcere di Piacenza. (sp)

Bambinisenzasbarre, dal 1997, si occupa di curare le relazioni familiari durante la detenzione di uno o entrambi i genitori, della tutela del diritto del bambino alla continuità del legame e della sensibilizzazione della rete istituzionale di riferimento e della società civile. Fa parte del consiglio direttivo di Eurochips – European Network for Children of Imprisoned Parents, rete europea con sede a Parigi, presente in 15 paesi. É partner del Ministero della Giustizia/DAP, di Università italiane e straniere, dell’Istituto dei Diritti Umani di Copenhagen e del Gruppo CRC.

Ultimo aggiornamento: 22/11/2018 - 16:36