Il 16° Rapporto di Save the Children sulla salute materno infantile nel mondo, presentato alcuni giorni fa, analizza le condizioni di mamme e bambini in 179 paesi: nelle nazioni in fondo alla classifica, in media una donna su 30 muore per cause legate alla gravidanza o al parto. Nel mondo ogni anno 1 milione di neonati muore nel suo primo giorno di vita.

L'Italia scende di un posto rispetto all'anno precedente e si colloca dodicesima.Un passo indietro dovuto a una lieve flessione nella partecipazione delle donne al governo nazionale (30,1% dei posti in parlamento nel 2015, contro il 30,6% del 2014) e negli anni dedicati allo studio e scolarizzazione (16 anni di formazione scolastica nel 2015 a fronte di 16,3 nel 2014).

Stabili, invece, gli altri dati: il tasso di mortalità materna è di 1 donna ogni 17.100, quello di mortalità infantile è 3,6 ogni 1.000 nati vivi; il reddito nazionale pro capite 35.860 euro. Sembra sia invece la Norvegia il paese migliore per diventare madri, seguita da Finlandia, Islanda, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Spagna, Germania, Australia, Belgio.

La Somalia si trova in fondo alla lista, in cui un bimbo su sette rischia di non arrivare a compiere cinque anni e una donna su 18 muore per complicazioni legate alla gravidanza o al parto.

In questa edizione del Rapporto si trova un focus su “Lo svantaggio urbano”, cioè l’enorme divario fra i bambini più poveri delle città e i più ricchi, in termini di sopravvivenza e accesso alla salute, insieme alle loro madri. Il rapporto fornisce un’analisi relativa a 47 città del nord e del sud del mondo che mette a confronto il quintile più povero della popolazione con quello più ricco ed è basata sulla comparazione dei dati relativi alla salute materno-infantile e alla malnutrizione, e un ulteriore approfondimento relativo anche ai tassi di mortalità infantile nei contesti urbani di 36 paesi in via di sviluppo.

I bambini più poveri delle città di Africa, Asia e America infatti sono almeno 2 volte più a rischio di morire entro i 5 anni, per cause banali e prevenibili, rispetto ai bambini più benestanti che vivono nelle aree urbane. In particolare in 11 paesi - Bangladesh, Cambogia, Ghana, India, Kenya, Madagascar, Nigeria, Perù, Ruanda,Vietnam e Zimbabwe - il rischio è ancora superiore: in Cambogia e Ruanda è quasi 5 volte maggiore, in Kenya 4 e nello slum della sua capitale Nairobi, la mortalità materna è 45 punti percentuali sopra quella media del paese e delle aree rurali. Uno “svantaggio” nella sopravvivenza infantile e materna che va di pari passo con un analogo gap nella salute e nutrizione di tanti bambini e delle loro madri: in alcune città quali Dacca (Bangladesh) Deli (India), Distrito Central (Honduras), Addis Abeba (Etiopia) e Kigali (Ruanda), il tasso di malnutrizione cronica nei bambini più poveri è maggiore dai 29 ai 39 punti percentuali rispetto a quelli più ricchi.

In Bangladesh dove il 62% della popolazione vive in periferie degradate, il rischio di non arrivare a 5 anni è 3 volte superiore per i bambini più poveri; più del 50% dei piccoli che abitano gli slum soffre di malnutrizione cronica, a fronte del 13% di coloro che non vi vivono; guardando alla condizione delle madri, nella capitale Dacca, appena l’11% di quelle incinta ha la possibilità di fare le visite pre-natali raccomandate a fronte del 77% delle donne più benestanti; e solo il 6% di donne partorisce alla presenza di un operatore specializzato a fronte del 77% delle madri agiate.

Anche a Deli, in India, sono malnutriti più della metà (58%) di bambini del quintile più povero rispetto al 20% del quintile più ricco; solo il 27 % di donne fa le necessarie visite pre-parto, a fronte del 93% delle mamme benestanti e il 56% dei bambini è vaccinato per il morbillo a fronte del 98% dei coetanei benestanti. Ma gap e disparità riguardano anche città e paesi “sviluppati”: a Washington DC, ad esempio, un bambino che vive nelle zone più povere corre un rischio 10 volte maggiore di morire entro il primo anno, di un bambino benestante. E significativi “svantaggi nella sopravvivenza” si registrano anche in città insospettabili come Vienna e Berna.

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Ultimo aggiornamento: 22/11/2018 - 16:35