conferenza sull'adozione

«L'adozione di un bambino necessita di un lavoro enorme che va dal rapporto con i Paesi che hanno bambini da adottare e arrivare alla coppia che lo prende in adozione. É un percorso virtuoso che viene portato avanti prima, durante e dopo l'adozione e l'Istituto degli Innocenti è un partner che ci consente di approfondire il temi dell'adozione anche dal punto di vista tecnico e che ci permette di creare questa realtà».

Con queste parole sottosegretario di stato Carlo Giovanardi, presidente della Commissione per le adozioni internazionali ha aperto la conferenza internazionale “Diventare genitori adottivi 'sufficientemente buoni'. Dallo studio di coppia alle specificità interculturali” (il programma: Italiano-pdf 1.9Mb e in English-pdf 1.9Mb) promosso dalla Cai-Commissione adozioni internazionali che si tiene a Firenze, all'istituto degli Innocenti il 13 e 14 giugno.

La giornata di lavoro è iniziata con gli interventi di Daniela Bacchetta, vicepresidente della Cai, e di Maria Teresa Vinci, direttore generale della segreteria tecnica Cai, i saluti del direttore generale dell'Istituto degli Innocenti Anna Maria Bertazzoni e l'intervento di Giorgio Macario coordinatore scientifico delle attività formative della Cai che per i due giorni del convegno coordina i lavori.

Macario è intervenuto sul tema "Il lavoro formativo nazionale per le adozioni internazionali come intreccio di percorsi virtuosi e contributo per l'autoformazione" nel quale, parafrasando Bruno Bettelheim, ha ricordato che entrambi i genitori sono importanti per lo sviluppo del bambino. «Il percorso formativo lavora sulla spirale prassi-teoria-prassi – ha spiegato - Parte dalla prassi degli operatori, analizza le teorie degli studiosi per poi tornare alle prassi arricchite che arrivano alle famiglie adottive e agli operatori. I rapporti pluriprofessionali si intrecciano con i rapporti interprofessionali e con i rapporti interdisciplinari in spazi di pensiero emotivi che agiscono sul long live learning e l'educazione degli adulti per defluire nell'autoformazione educativa».

Oltre duecento partecipanti hanno potuto seguire i lavori durante i quali sono state illustrate le relazioni delle quattro delegazioni internazionali invitate alla conferenza: Federazione Russa, Colombia, Vietnam, e Burkina Faso. La delegazione della Federazione Russa (al primo posto per bambini adottati con oltre il 17%) ha ricordato che riguardo alle adozione non è mai stato visto un atteggiamento responsabile come quello dell'Italia e dopo la firma del protocollo con il nostro Paese stanno per siglare un accordo con altri Paesi tra i quali gli Usa. Il successo della cooperazione con l'Italia ha conferma anche con un seminario di studio della lingua russa per genitori adottivi.

La Colombia (14,3% dei bambini adottati in Italia), sull'adozione, lavora con tredici Paesi. Nel 2009 sono stati dati in adozione circa 2.800 bambini che nel 2010 sono diventati oltre 3.250. L'Italia ha adottato 488 bambini colombiani nel 2009, diventati 673 nel 2010 e mentre nel 2011 (dal 1 gennaio al 27 maggio) ne sono stati adottati 157. La delegata del paese latino americano ha sottolineato che in Colombia la vendita dei bambini oggi è punita con pene che vanno dai 17 ai 30 anni di reclusione.

Il Vietnam da dieci anni lavora con le adozioni con nove nazioni tra le quali c'è anche l'Italia. Il 1 gennaio di quest'anno ha varato una nuova legge in materia. Vengono dati in adozione circa un migliaio di bambini all'anno ma molti di questi sono adottati da famiglie vietnamite che vivono all'estero. Circa 170 bambini vietnamiti sono invece presi in adozione dalle famiglie italiane. Il Il Paese del Sudest asiatico lavora con ventisette enti accreditati tutti stranieri, sette dei quali sono italiani.

La delegata del Burkina Faso ha sottolineato la situazione di povertà nella quale vivono i bambini orfani del suo Paese e ha posto il problema sulla difficoltà delle coppie adottanti nel comprendere le differenze socio-culturali, alimentari e ambientali dei bambini africani. Ha voluto mettere in evidenza l'importanza della preparazione psicologica delle famiglie adottanti e la necessità di una preparazione socio-culturale e dell'ambiente del bambino che deve essere adottato.

Nella mattinata è seguita la lectio magistralisIdoneità ad adottare sulla base del modello bisogni-competenze. Ricerca e pratica” di Jesùs Palacios, docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione presso l'Università di Siviglia in Spagna.

«I bisogni del bambino devono essere al centro di tutto» ha voluto ricordare Palacios, una parola d'ordine sulla quale ha basato tutto il suo lavoro degli ultimi anni. «Le prassi sulle adozioni variano da nazione a nazione ma io le ho volute dividere in tre fasi. Nella prima non c'erano interventi professionali ma - di solito da qualche sacerdote - venivano individuate “buone famiglie cristiane”. La seconda fase, da addetti ai lavori, veniva fatta una valutazione e selezione delle famiglie attraverso un attestato. Nella terza fase. Quella odierna gli interventi professionali si sono moltiplicati con operatori diversi che seguono dalla pre-adozione alla post-adozione. Questa fase vede interventi di varie figure professionali sia dei paesi di origine dei bambini che in quelli di adozione. Sono le figure di giudici, politici, assistenti sociali, psicologi, logopedisti, terapeutici clinici e dell'apprendimento. Tutte figure che io definisco un esercito di professionisti non organizzato. Va pensato un modello utile a livello europeo sia per il pre-adozione che per il follow-up e per i servizi post-adottivi».

La giornata è continuata nel pomeriggio con gli interventi di Ondina Greco, psicologa e psicoterapeuta che ha parlato sul tema “Cosa è in questione nello studio di coppia?” seguito dall'intervento di Rosa Rosnati, docente di psicologia sociale all'Università Cattolica di Milano che ha parlato di “Legame di coppia nell'adozione”. Subito dopo c'è stato l'intervento di Stèphanie Romanens-Pythoud, del Servizio sociale internazionale su “L'adozione dei bambini con bisogni speciali: ruolo e prospettive nei Paesi di origine e di accoglienza" a cui è seguita una Tavola rotonda con dibattito.

Alle 18.15, a margine della conferenza è stato presentato il volume “Lavorare nell’adozione. Dalle ricerche alla prassi operativa”, di David M. Brodzinsky e Jesùs Palacios, pubblicato nell’edizione italiana da Franco Angeli. (sp)

Vedi anche
Le giornate del convegno:
Come diventare genitori adottivi 'sufficientemente buoni'?
Trovare risposte ai bisogni dei bambini e celebrare la diversità
Cai, un lavoro su diversi piani di intervento in una realtà in grande movimento
(Intervista a Daniela Bacchetta)

Documenti:
Convenzione dell'Aia

Nelle foto: a sin. il Salone Brunelleschi durante la conferenza, al centro la presidenza (da sin.) Giorgio Macario, Daniela Bacchetta, Carlo Giovanardi e Maria Teresa Vinci e, a destra, le delegazioni straniere.

Ultimo aggiornamento: 19/11/2012 - 09:08