Perché è così complicato riuscire ad avere una conciliazione vita lavoro?

Perché riguarda aspetti e soggetti che si devono intersecare tra di loro. Riguarda il lavoro di cura tra uomini e donne, tra mogli e mariti e, per ragioni culturali, un carico familiare maggiore è addossato alle donne. In una situazione simile succede che le donne non riescono a mantenere un sufficiente impegno perché hanno in mente casa e lavoro. Ricordiamoci che far andare le donne in pensione più tardi significa anche caricarle maggiormente nelle cure dei genitori anziani.

Cosa succede nell'ambiente di lavoro?

Succede che c'è ancora un'organizzazione con orari rigidi mentre oggi la tecnologia ci permette maggiore flessibilità, necessaria per rendere più facile la conciliazione vita lavoro.

Il telelavoro potrebbe aiutare?

Certamente ma il problema è che non si può lavorare da casa con regole aziendali rigide come le abbiamo oggi. Questo succede anche nella Pubblica amministrazione dove c'è una scarsa cultura organizzativa. Sia nel pubblico che nel privato troviamo resistenze soprattutto riguardo al cambiamento. Diventa una fatica immane che alimenta un circolo vizioso.

É possibile che il datore di lavoro non accetti il telelavoro per paura che il lavoratore stia a casa senza produrre?

Ci sono lavori telelavorabili e altri nei quali non è possibile svolgerlo. Vari test hanno dato risultati molto promettenti sul telelavoro. Attraverso il telelavoro si risolvono anche i tempi legati alla mobilità e all'inquinamento.

Che altre possibilità abbiamo per una migliore conciliazione vita lavoro?

Far concordare i lavoratori riguardo ai turni di lavoro. Una sorta di gestione dal basso dove le persone possono auto organizzarsi gli orari. Come succede in alcune Coop. È necessario anche intervenire sui tempi morti. Per esempio i tempi che riguardano la mobilità casa-lavoro-casa sono legati alla vita sociale, del territorio, agli orari delle scuole che spesso non sono armonizzati con quelli del lavoro.

Si trova maggiore difficoltà nel settore pubblico o privato?

Ci sono difficoltà in entrambi i settori con la differenza che nel pubblico si parla tanto dei problemi ma ci si muove poco.

Esistono buone pratiche?

Sì. Per esempio nella provincia di Firenze esistono asili aziendali con servizi centralizzati; a Prato sono funzionanti servizi centralizzati di lavanderia e posta; la Provincia di Arezzo ha un asilo per i dipendenti aperto anche per le Asl con l'obiettivo di metterlo a disposizione del territorio.

Come comportarsi con la mancanza di fondi?

Bisogna ripensare tutto. I servizi possono essere un bacino di occupazione per le donne. Sono importanti soprattutto le cooperative sociali ma è necessario ripensare alcune logiche. Occorre una riflessione sugli investimenti e sull'occupazione che deve essere vista come sviluppo anziché come un costo.

Ci sono da fare parecchi cambiamenti...

Bisognerebbe modificare i paradigmi mentali. Per esempio i Paesi scandinavi dove vengono adottate politiche family friendly (amiche della famiglia) la crisi si sente meno. La famiglia è composta da individui dove i bambini hanno diritti come persone che hanno pari dignità. Gli individui che compongono la famiglia hanno diritti e doveri diversificati che si devono integrare.

Come sono cambiati i giovani negli ultimi trent'anni?

I maschi sono più aperti e più partecipativi. C'è stato un grande salto tra gli anni Novanta e Duemila ma con una struttura sociale in crisi economica stiamo tornando indietro rispetto agli sforzi fatti fino ad oggi.

(Sandro Pintus)

Vedi anche:
Formazione: conciliazione vita e lavoro. Presentato percorso gratuito a Mantova

Ultimo aggiornamento: 04/05/2012 - 11:20