La lunetta del Martellini

Due anni di lavoro per portare a nuova luce l'affresco ottocentesco di Gaspero Martellini. Un'opera a tinte vivaci molto apprezzata dai cronisti del tempo e soprattutto da Melchiorre Missirini, che ne esaltò le qualità perché toccava il cuore e i sentimenti.

Cristo che benedice i fanciulli, è questo il titolo dell'opera ispirata a un passo del Vangelo di Marco. Da quanto risulta dalla corrispondenza del tempo tra Martellini e Carlo Michelagnoli, allora commissario dello Spedale, venne realizzata tra la primavera e luglio del 1843. Un lavoro che l'artista propose al commissario, scegliendone anche il soggetto, e che decise di realizzare gratuitamente perché gli avrebbe portato visibilità e prestigio.

L'affresco sentiva il peso del tempo e dell'inquinamento e l'effetto dei fissativi utilizzati nei restauri dei primi anni del secolo scorso presentandosi notevolmente rovinato e annerito. Il fenomeno non è passato inosservato a Maria Rosa Lanfranchi, restauratrice e insegnante dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze: «Si pensa che le opere dell''800 si conservino meglio di quelle del Rinascimento o di altri periodi ma non è così. Mi piace l'epoca e l'artista e tutte le volte che passavo nella piazza notavo il deperimento dell'opera, così ho proposto il restauro all'Istituto degli Innocenti da utilizzare come tema per la tesi dei ragazzi dell'Opificio. Una proposta accolta di buon grado».

Tra l'Opificio e gli Innocenti, due anni fa è stato siglato un accordo per il restauro della lunetta, affidato a Irene Biadaioli, restauratrice neo diplomata, un lavoro che per il primo anno è stato utilizzato per la sua tesi. Prima dell'intervento di restauro sono stati necessari diversi esami diagnostici. Tra questi sono state fatte indagini non invasive di fluorescenza a raggi X (XRF) per individuare i metalli (pesanti e non) che permettevano di accertare la composizione dei colori, l'inquinamento e i materiali utilizzati durante i passati restauri.

É stata poi eseguita l'analisi spettroscopia in riflettanza a fibre ottiche (FORS) per avere le proprietà ottiche del pigmento. Quindi sono state realizzate delle riprese fotografiche in fluorescenza all'ultravioletto (UV) per accertare lo stato di degrado dell'opera ma anche per individuare le sostanze organiche, originali e non, che mostrano i ritocchi o i fissativi dei restauri.

La prima operazione è stata il consolidamento pittorico della superficie attraverso una tecnica scoperta durante il restauro delle opere d'arte danneggiate dall'alluvione che ha colpito Firenze nel 1966. Molte le difficoltà incontrate durante il lavoro - seguito da Lanfranchi - raccontate da Irene Biadaioli: «In realtà non è un affresco. É un lavoro a secco che permetteva all'artista di intervenire avendo più tempo a disposizione anche per altre opere sulle quali lavorava. Sono rimasta colpita soprattutto dall'alterazione del colore e da come era sollevato dalla base. Ci sono state complicazioni sul livello di rischio della pulitura, più alto di quello previsto. Poi sono emerse difficoltà nel trovare un metodo per non intaccare l'originale ma soprattutto per creare armonia e omogeneità nel restauro. La vera sfida è stata ottenere un risultato omogeneo su tutta l'opera».

Oggi la lunetta, ha acquisito una nuova luce e, smontata l'impalcatura, è visibile con i suoi colori brillanti. L'opera, infatti, era stata realizzata con una tecnica di lavorazione simile a quella delle tele che permette una vivacità cromatica maggiore che negli affreschi.

Gaspero Martellini, a Firenze, ha dipinto a Palazzo Corsini, in Via Il Prato, a Palazzo Borghese, nella Cappella Tosinghi-Spinelli in Santa Croce e alla Specola dove ha lavorato a una lunetta della Tribuna di Galileo. Il restauro del loggione dell'Istituto degli Innocenti sarà inserito nel percorso della mostra sul 150° anniversario dell'Unità d'Italia che si tiene al Mudi-Museo degli Innocenti alla fine del 2011. (sp)

Ultimo aggiornamento: 19/06/2012 - 08:09