“Diventare genitori adottivi 'sufficientemente buoni'

«L'adozione interrazziale, per i genitori adottivi può essere una sfida. L'obiettivo è celebrare la diversità che diventa la norma, non la cosa atipica».

La seconda giornata di lavori del convegno “Diventare genitori adottivi 'sufficientemente buoni'. Dallo studio di coppia alle specificità interculturali” (il programma: Italiano-pdf 1.9Mb e in English-pdf 1.9Mb) promosso dalla Cai-Commissione adozioni internazionali che si è tenuto a Firenze, all'Istituto degli Innocenti il 13 e 14 giugno è stato evidenziato dalla lectio magistralis di David M. Brodzinsky, professore emerito dell’Università di Rutgers (New Jersey, USA) e direttore di ricerca all'Istituto Evan B. Donaldson Adoption di New York.

Lo studioso ha trattato il tema “Questioni etniche nell'adozione internazionale: la preparazione e il sostegno alle famiglie adottive”, argomento sul quale lavora con la moglie, psicologa, da una trentina di anni. «I bambini adottati vivono in contesti multipli che sono inseriti l'uno dentro l'altro come scatole cinesi, sistemi che non sono isolati ma che interagiscono con la famiglia e con la società. Sistemi composti da sottosistemi in continuo cambiamento con valori che possono essere compatibili o incompatibili ma ovviamente se sono compatibili aiutano la famiglia e il bambino. Ma se la comunità più ampia non emette un messaggio positivo verso l'adozione rende più difficile l'integrazione del bambino».

Brodzinsky ha messo in evidenza la diversità del bambino adottato proveniente da un Paese diverso da quello di adozione e del modo di sentirsi diverso e fuori posto, una diversità che lo può portare ad avere difficoltà di adattamento. A volte manca il senso di appartenenza sia alla famiglia che nel gruppo di amici loro pari e l'emarginazione può ferire l'autostima. É compito dei genitori adottivi aiutare i bambini a sviluppare strategie per superare gli ostacoli e su questo tema è importante il supporto dei servizi sociali. L'ostacolo diventa ancora maggiore nel momento in cui la famiglia allargata non sostiene l'adozione interrazziale o addirittura ha connotazioni razziste.

«Tolleranza zero contro il razzismo - sottolinea lo studioso – bisogna ricordarsi che il razzismo esiste e i bambini devono avere i mezzi per difendersi. La razza, l'etnia e la cultura contano e i bambini hanno il diritto di avere la loro identità e il loro bagaglio culturale ma è fondamentale la preparazione e la formazione continua degli operatori. Dalla nostra ricerca è emerso che aiuta il bambino e la famiglia vivere in una comunità con diversità e multiculturalità. È di aiuto conoscere il paese di origine del bambino ed eventualmente fare un viaggio in quel Paese anche per incontrare i familiari ma bisogna rassicurarlo che dopo il viaggio tornerà a casa con la famiglia adottiva che è la sua famiglia».

La mattinata è continuata con l'intervento di Graziella Favaro, pedagogista esperta di educazione interculturale e coordinatore scientifico del Seminario nazionale sull'intercultura che ha trattato il tema “Adozione e intercultura: dalla consapevolezza alle competenze”. «L'intercultura non è solo una scelta ma una necessità - ha ricordato - cultura e identità non sono costrutti rigidi ma esito di un continuo mutamento delle relazioni tra persone e del contesto. Anche se crescere e vivere in contesti diversi è faticoso è anche una chance perché la famiglia fa i conti con le differenze e con le diversità. Diventa quindi importante sviluppare le competenze interculturali e per farlo occorrono consapevolezza, lungimiranza, tolleranza, apertura, rispetto. In sintesi capacità di pensare l'altro e di pensarsi con l'altro».

La seconda parte della mattinata ha visto l'intervento di Marco Chistolini, psicologo e psicoterapeuta esperto in adozioni internazionali che ha parlato sul tema “Le radici etniche e il ritorno al Paese di origine nel processo di costruzione della propria identità”.

É seguita la tavola rotonda coordinata da Favaro che aveva come argomento del dibattito “Le specificità interculturali dal pre al postadozione” alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti della Federazione Russa e del Burkina Faso. Ha concluso il convegno Daniela Bacchetta, vicepresidente della Commissione per le adozioni internazionali. (sp)

Vedi anche
Le giornate del convegno:
Come diventare genitori adottivi 'sufficientemente buoni'?
I bisogni del bambino al centro di tutto
Cai, un lavoro su diversi piani di intervento in una realtà in grande movimento
(Intervista a Daniela Bacchetta)
Per le adozioni occorre maggiore formazione e unificazione delle prassi
(Intervista a Jesùs Palacios)

Documenti:
Convenzione dell'Aia

Ultimo aggiornamento: 19/06/2012 - 07:36