Nuove generazioni e diritti sociali. A Milano la presentazione del Manuale
Il 26 gennaio ha fatto tappa in Lombardia il percorso di disseminazione del Manuale di programmazione e progettazione dei servizi per le nuove generazioni.
31 Gennaio 2023
Area di attività
I diritti delle bambine e dei bambini, e la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, come elemento per programmare e progettare interventi sociali, educativi e di comunità. E’ partito da qui il seminario “Declinare i diritti sociali per le nuove generazioni” che si è svolto giovedì 26 gennaio alla Fondazione San Fedele di Milano, seconda tappa del percorso di disseminazione dedicato al Manuale di programmazione e progettazione dei servizi per le nuove generazione, il volume realizzato dal Ministero del lavoro e delle politiche Sociali con l’Istituto degli Innocenti e rivolto a coloro che con ruoli diversi elaborano, commissionano, gestiscono, attuano, valutano e verificano la programmazione e i progetti per l’infanzia e l’adolescenza.
L’approccio basato sui diritti dei bambini e delle bambine
La riflessione è stata aperta dall’intervento introduttivo dell’assessore al Welfare del Comune di Milano Lamberto Bertolè che ha sottolineato “la necessità di prestare attenzione alle vulnerabilità e riflettere su come i servizi devono e possono cambiare e relazionarsi tra loro, specie nel nuovo contesto di aumento delle disuguaglianze, di una maggiore povertà minorile e con una prospettiva di invecchiamento e riduzione della popolazione” evidenziando al riguardo “l’utilità del Manuale di programmazione e progettazione dei servizi per le nuove generazioni, strumento rigoroso dal punto di vista metodologico e centrato sul tema dei diritti”. Poi la relazione del Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Milano Silvio Premoli, dedicata ai diritti sociali dei più piccoli e focalizzata proprio sulla necessità di adottare “un approccio basato sui diritti per superare gli orientamenti centrati sui bisogni promuovendo l’empowerment e la partecipazione ed esigendo una maggiore responsabilità delle istituzioni nello sviluppo di condizioni di vita e capacità migliori”. E’ un cambio di prospettiva, che “richiede una trasformazione dello sguardo nell’osservare le situazioni problematiche, concettualizzando l’apparente bisogno come diritto non realizzato o negato – ha spiegato -: ciò permette di porre l’attenzione non solo sul livello microsistemico dei contesti relazionali e di vita ma anche sui livelli più del contesto sociale, economico, culturale e politico”.
Il paradigma della vulnerabilità
Il “paradigma della vulnerabilità” quale chiave interpretativa per sostenere e accompagnare le nuove generazioni”, invece, è stato al cento dell’intervento di Marianna Giordano, assistente sociale de L’Orsa Maggiore di Napoli. Diversamente da concetti più stigmatizzanti (quali quelli di “famiglia multiproblematica”, “patologia” e “rischio”), “La vulnerabilità è una condizione potenziale che riguarda tutti: bambine e bambini, donne e uomini, operatrici e operatori e non indica una caratteristica dei singoli individui, ma mette al centro l’interdipendenza fra processi di sviluppo e processi sociali”. Proprio in quanto condizione potenziale, però, la vulnerabilità “può divenire anche uno spazio speciale di opportunità – ha proseguito – per mettere in campo interventi precoci orientati alla prevenzione, per prevenire i rischi che possono ostacolare il percorso di sviluppo, ma anche di protezione, per proteggere la salute e la sicurezza del bambino, e di promozione, per sostenere condizioni idonee alla crescita”. Soprattutto, però, il “paradigma della vulnerabilità interpella la capacità d’agire, non solo delle famiglie, ma anche dei servizi presupponendo una visione non deterministica dello sviluppo umano”
Diritto al gioco e alla partecipazione
“Diritto al gioco; fammi giocare, solo per gioco” è stato il titolo e il filo conduttore dell’intervento di Juri Pertichini, dirigente di Arciragazzi e cooperatore e progettista sociale. Che ha preso le mosse proprio dal riconoscimento che “il gioco è una necessità indispensabile per ogni essere umano e che, in quanto tale, è un diritto delle bambine e bambini sicuramente ma anche di ogni essere umano”. Ne consegue che ogni attività ludica deve essere appropriata (alle diverse età e in termini di qualità e sicurezza), accessibile per tutti e tutte e volontaria. Da qui la riflessione sul coinvolgimento e il diritto alla partecipazione dei più piccoli, al gioco e in generale ai processi decisionali che li riguardano, sancito dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Diritti e identità ai margini: bambine e bambini rom e sinti
Un focus specifico è stato dedicato anche al tema dei “diritti sociali e delle identità ai margini: le bambine e i bambini rom e sinti”, una riflessione condotta da Suzana Jovanovic e Senada Ramosky, rispettivamente, membro del Comitato scientifico e mentor del Progetto nazionale “Rom, sinti e caminanti”, promosso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con l’assistenza tecnica e scientifica dell’Istituto degli Innocenti. Il punto di partenza è stata ancora una volta la Convenzione Onu sull’infanzia e l’adolescenza e il divieto di discriminazione transgenerazionale sancito dall’articolo 2, secondo cui “è proibito considerare i minorenni in ragione dello status, della religione e delle condizioni generali dei genitori”. “Essere bambine e bambini rom vuol dire non godere del diritto ad avere le stesse opportunità che hanno i gaze (i non rom ndr), del diritto all’istruzione, di quello ad esprimere la propria identità, a vivere liberi dalla paura, dai bisogni e a non essere umiliati e ad essere valorizzati”. La conseguenza di questi diritti negati è “la paura, perché se dico di essere rom non sono accettato”, che nella fase adolescenziale “diventa negazione, dato che se non sono rom posso continuare la mia vita senza subire discriminazioni” fino a sfociare “nell’abbandono della propria identità e nel non sapere più chi sono”.
Nel pomeriggio i lavori di gruppo, introdotti da Stefano Ricci, co-curatore del Manuale, dedicati al tema delle vulnerabilità e fragilità id bambini e famiglie e alle modalità di organizzazione delle risposte dei servizi, con un’attenzione ai percorsi di partecipazione e autonomia delle nuove generazioni e alle differenze.
Il percorso di disseminazione del Manuale: il 16 febbraio a Napoli e il 16 marzo a Roma
Il percorso di disseminazione del Manuale proseguirà giovedì 16 febbraio a Napoli, con un seminario sul tema “I diritti dei soggetti in crescita e cura del loro benessere” dedicato appunto alla promozione del benessere delle giovani generazioni con approfondimenti sul contributo dei servizi socio-sanitari, delle famiglie e della comunità. Giovedì 16 marzo, invece, il Manuale sarà a Roma: “Imparare dalle emergenze” è il titolo del seminario che verterà sui diritti delle nuove generazioni in un contesto di emergenza e sulle nuove sfide da affrontare.
Ultimo aggiornamento: 31/01/2023 - 18:21