Bambini che non vogliono incontrare il genitore

Secondo i dati Istat, in caso di separazione o divorzio, in genere i figli vengono affidati alla madre ma negli ultimi le cose stanno cambiando.

Se nel 1991, in caso di divorzio, alla madre sono stati affidati il 91,2% dei figli e solo lo 0,7% era in affido congiunto o condiviso, nel 2007 ci troviamo davanti al 46,1% dei casi con figli affidati alla madre mentre il 49,9% sono in affido congiunto o condiviso.

Ma sono sempre più frequenti sono i casi in cui il minore si rifiuta di incontrare il genitore, di pernottare da lui, di frequentarlo secondo quanto disposto dal dispositivo di visite. A Firenze, lo scorso 7 ottobre, l'Istituto degli Innocenti ha ospitato l'incontro “Il minore che non vuole incontrare il genitore: problemi di attuazione del dispositivo di attuamento e visite”. Una giornata di studio promossa dal Consiglio superiore della magistratura, dalla Camera minorile di Firenze e dall'Istituto di Psicologia forense che ha visto ospiti di rilievo.

Sono intervenuti nel dibattito S. Palazzo, presidente della Sezione famiglia del Tribunale di Firenze, G. Casciano, presidente Tribunale per i minorenni di Firenze, A. Ceccarelli e S. Salvadori, psicologi dell'Istituto di Psicologia Forense, E. Zazzeri, avvocato e presidente della Camera Minorile di Firenze e P. Lovati, avvocato della Camera Minorile di Milano.

Sul tema abbiamo fatto qualche domanda all'avv. Elena Zazzeri.

Perché un convegno come questo?
Perché qualsiasi atteggiamento e decisione dei genitori o dei giudici tenga presente la centralità del bambino.

Sono molti i bambini che non vogliono incontrare i genitori e di chi è la responsabilità?
Purtroppo sono tanti. La colpa è di quel genitore che mette il bambino contro l'altro ma il vero problema è capire quanto queste dinamiche incidono sul minore fino a portarlo a una ribellione. Occorre capire quanto un genitore si serve del bambino per rivalersi sull'altro. Bisogna riuscire a comprendere che il bambino e la bambina sono soggetti di diritto autonomi.

Ci sono dei casi particolari?
Sì, ci sono molti casi in cui un genitore fa crescere il bambino in maniera tale da far vedere solo i lati negativi dell'altro. Ma ci sono anche dei casi nei quali un genitore che ha l'affido non sa stare con il bambino e in questo caso il parlar male dell'altro qualche volta ha l'effetto completamente contrario. Oppure c'è una fuga del bambino davanti situazioni che non vuole accettare o il rifiuto del nuovo compagno o la nuova compagna, il disagio.

In quali aree del paese è più frequente?
É un problema trasversale. Non c'è nessuna differenza anche dal punto di vista sociale. Il problema è la mancanza di consapevolezza dei genitori, la mancanza di capacità di dialogo.

Come si può risolvere?

É molto difficile. Noi diciamo che serve la mediazione, sull'affido condiviso non servono altre leggi, visto che le abbiamo, ma solo la volontà di rispettarle. Ciò che realmente serve è ragionare e imparare a mettere da parte sé stessi a fronte di un figlio che la coppia ha creato.

Esistono dei numeri per capire meglio il fenomeno?

Non esistono numeri perché non tutti interpretano nella stessa maniera. Però posso dire che il 50% dei casi che tratto ha difficoltà. Ma nel restante 50% non esiste alcun problema. Le persone mature e consapevoli sono poche. Bisogna ricordare che anche se non si è più coppia affettiva si è comunque coppia genitoriale per tutta una vita. Se non si capisce questo è bene non sposarsi, non fare figli, non accompagnarsi.

Quanto incide nella vita di un bambino?
Incide moltissimo. I primi anni sono quelli che formano. Molto spesso le persone turbate hanno avuto un'infanzia turbata. Non lo dicono solo gli psicologi. Lo vediamo anche noi dai colloqui con le persone perché queste cose emergono. (sp)

Last update: 06/21/2012 - 15:08