Affido. L'esperienza di una famiglia a tempo pieno

«Ricordo la gioia con cui la piccola ci guardava quando mio marito e io andavamo a trovarla a Casa Bambini e la portavamo a casa nostra per il fine settimana. Quando è venuta a stare con noi aveva poco più di un anno, ora ne deve compiere quattordici». Chi parla è Stefania che con il marito - da quasi 13 anni - ha in affido una bambina cinese.

La famiglia di Stefania, una figlia trentenne e un nipotino, è uno dei nuclei familiari che hanno bambini in affido a Firenze. Stefania era una delle volontarie di Casa Bambini, la struttura di accoglienza dell'Istituto degli Innocenti nella quale sono ospitati i bambini in attesa di adozione o che potrebbero essere dati in affido. Anna (nome di fantasia) quando arrivò aveva solo due settimane di vita. Ogni tanto Stefania la portava a casa sua per passare insieme il fine settimana e, come succede in questi casi, la coppia si affezionò alla piccola.

«Per Anna io e mio marito eravamo diventati il suo punto di riferimento - racconta - e dopo un anno il giudice del Tribunale per i minori dichiarò lo stato di affido. Venne fatto l'accordo per l'affido consensuale con la famiglia biologica con la quale continuiamo ad avere ottimi rapporti. La famiglia di Anna ha altri sei figli e spesso, in occasione di compleanni o di feste, ci incontriamo e stiamo insieme».

Insieme i due nuclei familiari si muovono in perfetta collaborazione e formano una sorta di famiglia allargata interetnica aiutandosi a vicenda in caso di difficoltà: ogni famiglia sa che può contare sull'altra.

Purtroppo Anna, a causa dei suoi tratti somatici, è stata vittima di alcuni sgradevoli episodi di cyber-bullismo da parte di alcuni suoi compagni di scuola che via internet la insultavano per il fatto di essere diversa. «Ha sofferto molto - dice Stefania – ma a un certo punto ha deciso di reagire. Ha detto che per tutta la vita avrebbe dovuto fare i conti con la sua diversità, con l'essere cinese, e ha deciso, coadiuvata dagli insegnanti, di affrontare i bulli a viso aperto. Da quel momento questi episodi sono terminati».

L'anno scorso i genitori cinesi hanno voluto far conoscere le nonne ad Anna e a mamma Stefania. Sono arrivate in un villaggio contadino di mille abitanti a 300 km. da Shangai, luogo di nascita della mamma e del babbo di Anna oltre che regione di immigrazione verso l'area di Prato e Toscana. La bambina era curiosa e contenta di conoscere le nonne. Voleva raccontar loro cosa faceva e come viveva ma si è scontrata con una grande muraglia: quella della lingua. «Purtroppo, a differenza delle sorelle e del fratello che vivono con i genitori cinesi, non parla la lingua d'origine e la mediazione della mamma biologica, per quanto preziosa, non è stata sufficiente – racconta ancora Stefania – quando siamo tornate è caduta in una grossa in crisi che si è evidenziata con il pessimo rendimento scolastico e con la bocciatura. Dopo la crisi dovuta al viaggio ora va meglio e sta riscoprendo la sua identità. Su internet cerca i gruppi musicali cinesi e ha attaccato una scritta in mandarino sul suo pc». (sp)

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Last update: 12/04/2012 - 17:19