Dopo un lungo periodo di sperimentazione è ai blocchi di partenza Mamma Segreta, il progetto regionale che sostiene le donne nella scelta del riconoscimento del proprio bambino.

La Giunta regionale Toscana poche settimane fa ha approvato una delibera che mette a fuoco gli indirizzi metodologici del progetto. L'Istituto degli Innocenti, che già aveva seguito una prima fase, avrà il compito, tramite il Centro Regionale di Documentazione per l'infanzia e l'adolescenza e insieme alla Regione di facilitare il percorso di formazione degli operatori sul territorio e la diffusione con modalità omogenee.

Il progetto "Mamma segreta" si rivolge alle donne che, prima, durante e dopo il parto, non intendono riconoscere il bambino o che hanno difficoltà nella loro scelta. Il percorso tutela sia la mamma che il piccolo nelle prime fasi della sua vita. Per entrambi l’azione si svolge in un periodo di tempo molto limitato ma cruciale per il loro futuro, quando la donna può mettere a rischio la propria salute e quella del nascituro. Se, invece, sarà adeguatamente aiutata potrà contenere l’angoscia, l’aggressività, valutare le diverse possibilità, rielaborare l’abbandono e ridurre il carico di sofferenza che ad esso si accompagna.

In questo momento importante le persone che la donna incontra possono svolgere un ruolo determinante per ridurre il danno di un gesto di abbandono e di rifiuto così doloroso: questo è il compito ed il ruolo del servizio Mamma Segreta.

La legge italiana prevede per tutte le donne, italiane e straniere, il diritto di non riconoscere il neonato. Questo significa che si può partorire in un ospedale pubblico e affidare il bambino, nel segreto della privacy, alla struttura ospedaliera. Va ricordato, peraltro, che per la legge italiana l’abbandono traumatico di un neonato si configura come reato penale, punibile con la reclusione se da esso derivano lesioni e morte per il bambino. Non sussiste il reato, invece, se chi abbandona si attiva per garantirne l’incolumità presso un centro sanitario. E’ dunque possibile partorire in ospedale nell’assoluto anonimato, ricevendo tutte le cure necessarie per la donna e per il neonato, ottenendo di non comparire sui documenti del bambino e di mantenere occulta la propria identità. Questo diritto vale per tutte le donne, senza limiti di età né vincoli di residenza e nazionalità (comprese quindi le donne migranti e che sono in Italia clandestinamente). In Toscana, tra l'altro grazie alla legge regionale 41/2005 vengono assicurate le prestazioni sociali e socio sanitarie anche alle donne straniere in stato di gravidanza e nei sei mesi successivi al parto.

Il progetto ha trascorso una lunga fase di sperimentazione, iniziata a Prato nel 1999 grazie alla ASL 4 e alla collaborazione dell'Istituto degli Innocenti. Dal 2005 è stato esteso ad altre realtà. Sempre nel 2005 è avvenuto l’inserimento dei servizi destinati alla prevenzione dell’abbandono traumatico alla nascita e al parto in anonimato nella legge regionale 41. Successivamente la Regione ha promosso e coordinato un confronto fra assistenti sociali, psicologi, ostetriche e figure dell’area ospedaliera, per definire un percorso che integri tutte le fasi dell’assistenza: dall’intercettazione del disagio, all’orientamento, dall’accoglienza e dal sostegno assicurato dai servizi pubblici, fino alla presa in carico del neonato, in caso di rinuncia alla maternità, ed alla ricerca di una nuova famiglia.

Adesso "Mamma segreta" sembra finalmente sulla strada della diffusione definitiva. Nei servizi territoriali o nei punti nascita saranno costituite équipe di professionisti per fornire alle donne in difficoltà informazioni sui propri diritti e doveri, ma soprattutto il supporto necessario in un momento in cui viene presa una decisione fondamentale per la propria vita e per quella di un altro essere umano. (fr.cop)

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Last update: 11/22/2018 - 16:32