Nella mattinata di oggi, agli Innocenti, sono stati presentati i risultati della sperimentazione nazionale del progetto “Risc-Rischio per l'infanzia e soluzioni per contrastarlo”. Un progetto che ha coinvolto sei Regioni, commissionato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali alla Fondazione Emanuela Zancan.

La sperimentazione prevedeva una prima fase di valutazione delle condizioni del minore, proveniente da una famiglia multiproblematica ad alto rischio di cronicizzazione. La seconda fase, durata nove mesi - da giugno 2011 a febbraio 2012 – è stata portata avanti con 114 minori (52 femmine e 62 maschi) a rischio di allontanamento di cui 94 italiani e 20 stranieri. L'età media dei bambini e ragazzi era di 10 anni. Di questi una minoranza in età prescolare, tra 0 e 5 anni; quasi la metà della scuola primaria (6-10 anni); il 21% in età da scuola media inferiore (11-13); un quarto in età di scuola superiore tra 14 e 17 anni.

Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana e Veneto, con 16 gruppi di lavoro, sono state le sei Regioni interessate alla seconda annualità del progetto che hanno lavorato su un modello di presa in carico personalizzata e di valutazione di efficacia. Sono stati coinvolti oltre 100 operatori che hanno valutato l’efficacia degli interventi effettuati con i minori e i loro genitori.

Nello studio è stata analizzata la situazione internazionale ed è stato preparato un confronto con altri Paesi. Sono state proposte altre analisi in vari campi: nella letteratura italiana negli ultimi 50 anni, analisi comparata della normativa a partire dagli anni Ottanta; approfondimento sulla spesa dei comuni per interventi preventivi; analisi con i referenti regionali.

Tra le problematiche dei bambini e delle famiglie sono state sottolineate varie criticità. Tra queste la più preoccupante riguarda l'area socio-ambientale relazionale che vede fortemente compromesse le condizioni affettive e relazionali soprattutto nei rapporti primari con i genitori e le relazioni con gli amici. Altre criticità riguardano la difficoltà ad eseguire compiti, problemi nell'alimentazione, difficoltà nell'abilità al calcolo, nella lettura e nella scrittura. É emersa la carenza di adulti che si assumono la responsabilità sui bisogni fondamentali dei figli, funzione spesso svolta da assistenti sociali, neuropsichiatri, psicologi o educatori che avevano in carico i bambini.

Lo studio ha evidenziato che i risultati migliori sono nell’area socio-ambientale e relazionale, la più critica e che poteva determinare l’allontanamento. É stato registrato un cambiamento positivo delle proprie capacità relazionali dal 58% dei bambini con un punteggio aumentato in media dell’8,5%. Ma i cambiamenti più importanti sono quelli registrati nelle sub-aree autonomie, apprendimento e capacità cognitive. Questo, secondo Cinzia Canali, ricercatrice della Fondazione Zancan, fa pensare all'utilità di un lavoro professionale strutturato con madri e padri.

Dalla relazione emerge che gli obiettivi fissati sono stati raggiunti completamente o in parte nel 79% dei casi e nel 5% di questi è stato maggiore alle aspettative. In un caso su cinque c'è stato un cambiamento superiore alle attese e nel 3,8% dei casi è stato osservato un peggioramento. I maggiori risultati sono quelli raggiunti sulla frequenza scolastica che nel 40% sono stati risolti completamente e solo in parte nel 60%.

La Regione Toscana ha deciso di continuare la sperimentazione del progetto Risc. Con delibera 227/2012, proposta dall'assessore al Welfare Salvatore Allocca, la Giunta regionale ha stanziato la somma di 156.600 euro affidandolo alla Fondazione Zancan per il periodo 2012/2014. (sp)

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Last update: 11/22/2018 - 16:36