L'istituto degli Innocenti ha una lunga tradizione di lasciti e donazioni artistiche che fin dalle sue origini hanno contribuito ad arricchirne il patrimonio. Nel secolo scorso, ad esempio, si ricorda l'eredità De Sanctis, pervenuta nel 1917, una ricca collezione di ritratti e quadri di argomento storico; una collezione simile, di quadri di vario genere, è stata lasciata da Antonietta Brandeis negli anni Venti del '900. In tempi più recenti alcuni artisti che hanno esposto le loro opere nelle sale dell'Istituto, hanno poi donato un dipinto, come il pittore fiorentino Giuliano Pini e il maestro greco Panayotis Tetsis.

Oggi a questo elenco secolare si aggiunge il bronzo "Bimba che piange", opera del 1942 del pittore e scultore Vito Vaccaro. A sorprendere sono le circostanze, singolari e lusinghiere, da cui ha preso origine il lascito, che si è formalizzato il 7 maggio alla presenza della Presidente Alessandra Maggi.

"L'idea di questa donazione è nata durante una conferenza, a Milano. La dottoressa Lucia Sandri (storica, per anni responsabile dell'Archivio, ndr) illustrava l'opera svolta dall'Ospedale degli Innocenti verso l'infanzia abbandonata. Quando ho sentito parlare dell'Istituto ho subito pensato che sarebbe stato un luogo perfetto per ospitare "Bimba che piange". Sia io che mia sorella (rappresentata nell'opera) abbiamo operato nella scuola, a contatto con i bambini e anche per questo abbiamo voluto omaggiare un posto così importante per la cultura dell'infanzia"

Vito Vaccaro è stato pittore e scultore, attivo nella prima parte del Novecento. Formatosi a Palermo, sua città di origine, si affermò a Milano dove visse e lavorò come artista e insegnante a partire dal 1920. Ben presto inizia a frequentare l'ambiente culturale milanese e a mostrare le sue opere in varie città e manifestazioni di rilievo, come l'esposizone internazionale d'arte di Venezia.

Nella prima monografia a lui dedicata, dalle parole di Domenico Montalto si legge: "La personalità di Vaccaro risulta decisamente orientata verso quella che Luigi Capuana, uno dei padri della letteratura verista, chiamò "poetica del vero". Anche l'ambiente in cui egli si forma come giovane artista – la natia Palermo dei primi due decenni del Novecento – era allora immersa nel clima culturale del verismo meridionale, quello della Sicilia descritta nelle pagine dello stesso Luigi Capuana, di Giovanni Verga, di Federico De Roberto [...] Ritroviamo costante nell'opera matura di Vaccaro l'interesse non a soggetti "aulici" ma piuttosto alla realtà ordinaria della vita, al mondo del popolo, dell'infanzia, degli animali, guardato senza atteggiamenti pietistici ma con con partecipazione e compassione autentica"

Non a caso Vaccaro è stato in varie occasioni descritto come interprete privilegiato dell'infanzia, laddove esprimeva al meglio la sua maestria nel rappresentare i sentimenti umani. "Mio padre aveva uno sguardo acuto e profondo sull'infanzia, forse perchè anche lui aveva lavorato nel mondo della scuola e quindi conosceva i ragazzi, anche se di età più avanzata. Dei bambini, come degli anziani del resto, sapeva cogliere le espressioni più autentiche e nascoste, suscitando nel pubblico una rara empatia, come testimoniano alcune recensioni pubblicate negli anni sui suoi lavori".
L'Istituto desidera ringraziare sentitamente Gioietta Vaccaro Murgante (fr.cop)

Last update: 11/22/2018 - 16:33