Sono scene e notizie devastanti quelle che in questi giorni ci giungono dalla Siria. Visi di bambini che spuntano da bianchi sudari allineati fra gli altri corpi di uomini e donne, morti, secondo la denuncia degli oppositori del governo, in seguito agli attacchi con gas chimici perpetrati dall'esercito.
Madri e padri urlano il loro dolore ma la loro voce è troppo lieve e non riesce a sovrastare le "ragioni" di questo, come purtroppo di altri conflitti che provocano innanzitutto enormi sofferenze e quelle che chiamiamo con un eufemismo "emergenze umanitarie".

Sono tragedie di popoli e al centro di questo “spettacolo del dolore” ci sono i bambini, un macabro circo degli orrori sbattutoci in faccia dalle guerre ormai mediatiche. La sensazione di disgusto e indignazione arriva fulminea come fulminea scompare, lasciando solo un lieve malessere ma poche tracce di se nelle azioni che come colletivita' e paese dovremmo mettere in campo a tutela del presente e del futuro dei bambini di tutto il mondo.

Cosa possiamo fare noi di fronte a questo? Come combattere l'indifferenza che arriva quando si spengono i riflettori? Forse provare a non dimenticare, e non farlo neanche quando i racconti scarseggiano e le notizie arrivano quasi clandestine. Perché dietro ai numeri, per noi così anonimi e aleatori, ci sono persone reali, costrette a subire un dolore che solo in parte possiamo comprendere. Non basta gridare il nostro sdegno di fronte alla crudeltà esibita dai media. Quella scena che oggi ci sconvolge rappresenta l'apice di anni di dolore silenzioso. E così scopriamo che in Siria sono circa 1 milione i bambini rifugiati in tre anni di guerra. Di loro circa 740 mila ha meno di 11 anni. Un esercito sconosciuto, che non fa notizia. Come i 7mila piccoli uccisi in questo conflitto. I giovani della Siria stanno perdendo le proprie case, i propri famigliari e il proprio futuro. Una generazione di innocenti verso i quali la comunità globale e il mondo dell'informazione ha mancato la propria responsabilità.

Non ignorare, continuare a tenere viva l'attenzione, contribuire a ricordare sempre ed a tutti che il supremo interesse del minore, perno della Convenzione dei diritti del fanciullo e' un impegno ed un obbligo che i governi del mondo si sono assunti verso i bambini e le bambine. L'orrore e le sofferenze che vengono inflitte a questi piccoli lasceranno un indelebile segno non solo in ognuno di loro ma nelle loro comunità come le guerre locali degli ultimi decenni ci hanno insegnato.

L'Istituto, come sempre, e' al fianco di volontari e operatori che lavorano sul campo ed a mantenere viva l'attenzione su questo ennesimo conflitto perché non sia ancora una volta una guerra fantasma.

Così come già da tempo collaboriamo con altri paesi, d'intesa con il Ministero degli Esteri, ove vi sono forti tensioni interne, come Egitto e Libano, per prevenire quanto possibile il coinvolgimento di bambini nei conflitti, per consolidare la consapevolezza che preservare i minori vuol dire oltre che agire in modo giusto anche dare, qualunque sia l'orientamento politico, un futuro ed una reale prospettiva a qualunque paese.

Alessandra Maggi

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Last update: 11/22/2018 - 16:33