Il volume Ordine et Governo, curato da Giuseppe Sparnacci, membro del Consiglio di amministrazione dell’Istituto degli Innocenti, arriva dopo un lungo periodo di analisi di alcuni documenti lasciati dal filologo e storico Vincenzo Borghini nonché Priore agli Innocenti e conservati nell’Archivio storico dell’Ente. Tale studio permette di proiettarsi nella complessa organizzazione della grande famiglia dello Spedale degli Innocenti nell’anno 1556, il cui progetto architettonico a firma di Brunelleschi era stato ampliato proprio per rispondere alle esigenze di un numero sempre crescente di bambine e bambini accolti nel brefotrofio.



Sparnacci con questo suo lavoro di trascrizione e analisi dei documenti e delle descrizioni lasciate dal Borghini riesce a dare, grazie anche ad alcuni elementi contenuti in altri fascicoli conservati nell’Archivio Storico, un quadro dettagliato e sempre interessante dell’organizzazione dello Spedale nel ventennio che va dal 1556 al 1577, portando alla luce anche importanti informazioni a livello storico e architettonico sui luoghi utilizzati dalla grande famiglia degli Innocenti: dalla chiesa all’abitazione del Priore, situata in una posizione strategica per poter controllare e coordinare tutte le principali parti del complesso, dalle stanze per gli uomini dipendenti, che usufruivano del pernottamento in sede, a quelle adibite ai forestieri e lavoratori esterni, dagli spazi dei fanciulli a quelli per lo svolgimento delle diverse attività della comunità femminile coordinate da una Priora.



Il documento originario del Borghini, raccolto in una delle ‘filze degli affari’ dell’Archivio Storico nel XVIII secolo, era impostato come una sorta di resoconto del modello di efficienza portato avanti agli Innocenti da presentare ‘a coloro che reggevano le sorti di altri stati e città’, a dimostrazione di come costruire ed organizzare un luogo dove accogliere e crescere i bambini abbandonati. Quasi una sorta di moderno “Bilancio sociale” delle cose fatte, che rendeva anche all’esterno trasparente ed evidente il funzionamento di questa grande macchina. Il documento mette in evidenza, ancora una volta, come questo luogo costituiva, già a metà del 1500, un modello di riferimento per altre realtà, sia in Italia che in Europa.



Quello che emerge dal volume è un quadro minuzioso della vita quotidiana dell’istituzione, che funzionava come un grande orologio, con i suoi molteplici ingranaggi che incastrandosi e girando l’uno insieme all’altro rendevano possibile lo svolgimento di una macchina così articolata e complessa. Una grande macchina, quindi, dove compiti e funzioni erano suddivisi tra la comunità maschile e quella femminile, ma dove, per poter arrivare al risultato finale, questi dovevano essere necessariamente interdipendenti e connessi tra loro. Una realtà aperta verso l’esterno che, per poter far funzionare e produrre i beni di sostentamento per i quasi 2mila bambini, doveva mantenere rapporti con diversi soggetti: lo studio porta infatti alla luce gli importanti rapporti che l’allora Spedale intesseva con le varie realtà cittadine anche a livello organizzativo, come ad esempio con i fattori ed i lavoranti delle fattorie che fornivano le materie prime, o ancora con i bali che venivano all’Ospedale per riscuotere il salario dei bambini affidati alle cure delle loro famiglie.



Il documento trascritto è corredato da cenni storici sul periodo e interessanti informazioni sulle spese economiche dell’Ospedale e sui suoi consumi, e su aspetti particolari e dettagli della vita quotidiana dei fanciulli e delle fanciulle accolti: i fanciulli maschi frequentavano la scuola o le botteghe artigiane per imparare un mestiere, mentre alle bambine, che non potevano frequentare la scuola, si insegnavano ‘esercitii proprii delle donne: filare, cucire, trarre la seta, incannare, ordinare, tessere’. Ma nel documento si legge anche che fin dall’inizio del mandato del Priore Borghini, per sua stessa volontà, venne istituita una scuola di disegno (‘per mio ordine di nuovo el disegno’) nella quale fu chiamato ad insegnare Giovanbattista Naldini, all’epoca allievo del Pontormo.



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Cenni sull’Archivio Storico dell’Istituto degli Innocenti

Last update: 12/19/2021 - 19:12