Lo stemma dell'Arte della Seta, il Putto in fasce e il Putto a braccia aperte sono le ultime tre opere restaurate della campagna Adotta un'opera d'arte. Con queste il numero dei capolavori recuperati proposti dalla campagna sono diventati 15, oltre a una opzionata, sui 24 del catalogo.

Si tratta di una campagna di sensibilizzazione iniziata alla fine del 2010 che propone a enti, aziende e privati cittadini di adottare una serie di opere in precario stato di conservazione, finanziandone il restauro. Le opere, una volta recuperate, saranno esposte nel futuro allestimento del MUDI-Museo degli Innocenti.

Con il restauro di questi ultimi manufatti, il cui costo è stato di oltre 21 mila euro, è stata superata la soglia dei 140 mila euro. Durante il loro recupero sono venute alla luce cose interessanti. Le analisi dello stemma dell'Arte della Seta, opera del 1336 di manifattura fiorentina, hanno svelato che - anche se non si ha la certezza delle reali tonalità del colore - l'opera era policroma.

Ne parla il restauratore Stefano Landi: «Le indagini hanno consentito di mettere in luce quella che doveva essere una vera e propria policromia, con uso di pigmenti diversificati: dalla biacca, di colore bianco utilizzata per la realizzazione dello sfondo dell’iscrizione, al cinabro, di colore rosso, rinvenuto nelle aree riparate dell’arco del portale, al nero di carbone impiegato per il riempimento delle lettere dell’inscrizione. É stato trovato anche del piombo che ci fa pensare a decorazioni dorate».

La difficoltà maggiore durante il lavoro è stata la rimozione del cemento utilizzato alla metà del secolo scorso che è stato rimosso con tecnica laser. É stata anche recuperata una ricostruzione posticcia in stucco nella parte centrale dello stemma. Opera questa adottata dall'azienda pratese Ilaria manifatture lane srl.

Dalle analisi degli altri due capolavori, ambedue in pietra serena e di scuola fiorentina, risulta che anche il Putto a braccia aperte (fine XV sec.) – adottato dalla Miniconf srl, azienda di abbigliamento per l’infanzia del Casentino (AR) - era policromo.

«Sono state individuate tracce di policromia, antiche ma probabilmente non originali - spiega ancora Landi - rosso vermiglione lungo il perimetro della figura e tra le ciocche dei capelli e tracce di verde fra le pieghe del drappo».

Il Putto in fasce (1557), è stato invece adottato da una cordata di privati e tra questi alcuni bambini che ha ricevuto il restauro in dono da genitori e nonni. L'opera, storico simbolo degli Innocenti, mostrava alcune mancanze agli spigoli, sulla testa e sul naso e aveva uno spesso deposito particellato atmosferico su tutta la superficie.

Tra i capolavori più importanti già restaurati del programma Adotta un'opera d'arte c'è il trittico di Giovanni del Biondo Annunciazione con i Santi Nicola e Antonio Abate (fine XIV secolo). Restano invece da realizzare i lavori di recupero architettonico sulla facciata Brunelleschiana e sui cortili monumentali degli Uomini e delle Donne.

Varie le aziende e organizzazioni che hanno aderito con entusiasmo alla campagna: Camera di Commercio di Prato, Lions Club Firenze Pitti, Compagnia de' Semplici, Starhotels s.p.a, Monica Tiozzo (presidente di Nomination srl), Banca del Vecchio, Thales Italia, Fani gioielli, Confindustria Firenze. Tra i donatori anche molti privati cittadini.

Lo scorso anno il progetto Adotta un'opera d'arte è stato ospite al talkshow Cominciamo bene di Rai 3. É stato presentato come un esempio virtuoso per generare risorse economiche a sostegno della cultura, in periodo di tagli e ridimensionamenti.

Per aderire alla campagna si sottoscrive il restauro di una singola opera ma è possibile anche donare una quota dell'importo previsto. Le opere restaurate, una volta esposte, riporteranno il nome dei donatori, che diverranno a tutti gli effetti sostenitori del Museo e saranno menzionati nel catalogo e nei documenti ufficiali. (sp)

Last update: 11/22/2018 - 16:32