Non lasciamo sole le madri immigrate

Un neonato è morto, soffocato dalla madre subito dopo il parto. La donna, una quarantenne immigrata che lavorava in Italia, è in carcere, accusata di omicidio. Alla polizia ha detto di aver ucciso il bambino, frutto di una relazione d’amore finita male, spinta dalla paura di perdere il suo impiego. In Ucraina gli altri suoi figli, che aveva lasciato affidati a parenti per venire a guadagnare il pane in Italia, restano ora senza senza alcun sostegno.

E’ una tragedia che gela il sangue. Ci svela un pozzo di miseria, solitudine e disperazione, degne di tempi per noi lontani, ma dove ancora evidentemente può affogare chi si trova a vivere senza alcuna sicurezza nè solidarietà.
Il piccino è morto, la donna è rinchiusa con la sua colpa, gli altri figli condannati a misurarsi con ulteriori privazioni. Ognuno al suo destino.

Il contesto dell’immigrazione in Italia va però chiamato in causa. La carenza di politiche sociali adeguate, la continua criminalizzazione degli stranieri, una lentezza colpevole, che rende inattuabili leggi peraltro già penalizzanti, tolgono dignità a troppe persone, alle quali si chiede contemporaneamente di venire qui a lavorare ma anche di restare invisibili.

Non conosciamo questa donna, ma possiamo immaginare la sua paura e anche il suo isolamento, all’oscuro delle risposte - protezioni, reti e sostegni - che il nostro sistema di welfare e di volontariato riescono ancora ad offrire.

In Italia c’è una legge che consente alle donne di partorire in ospedale senza riconoscere il figlio. E’ una norma importante: tutela il neonato che, affidato alle istituzioni, andrà in adozione. Ma tutela anche la madre da possibili gesti distruttivi.

In Toscana la legge sul parto in anonimato è supportata dal progetto “Mamma segreta” che opera per formare gli operatori dei servizi sociali e sanitari e per realizzare campagne informative tra le donne immigrate.
Molti piccini sono stati salvati grazie a”Mamma segreta” ma per salvarne di più bisogna rafforzare questo impegno. Bisogna raggiungere le persone che vivono in condizioni di isolamento, soprattutto le donne più vulnerabili, quelle costrette in clandestinità e vittime di tratta e tutte quelle che la paura tiene lontano da occasioni di incontro con le istituzioni pubbliche o con un vicino di casa.




Alcuni dati

Secondo i dati Istat, elaborati dal Centro nazionale per la documentazione e l'analisi dell'infanzia e l'adolescenza, in Italia, negli anni tra il 2001 e il 2007 si sono registrati 6 casi di infanticidio. Gli anni peggiori sono stati il 2001 e il 2007 con due casi l'anno.

Sempre secondo statistiche Istat elaborate dal Centro nazionale i bimbi, con genitori ignoti, che vengono dichiarati adottabili risultano essere in media 500 l'anno. Le tabelle del Centro nazionale riportano, nei tre anni: 429 bambini non riconosciuti e dichiarati adottabili nel 2005, 501 nel 2006 e 641 nel 2007.

Approfondimenti

Tavole del Centro nazionale

"Mamma segreta"

Risoluzione UE contro l'abbandono dei neonati

Last update: 06/28/2012 - 10:10